Raccontare questi due mesi ormai dal nostro ritorno in Italia
non è facile. Tante le riflessioni che abitano il nostro cuore, tante le
domande, tanti i volti e le storie che abbiamo ritrovato qui ad aspettarci,
tante le condivisioni di questi tempi e tanti anche gli esempi belli che ci
sono stati offerti soprattutto in Bolivia; missionari che da venti, trent’anni
si spendono quotidianamente per la gente e che, a noi pivelli della missione,
hanno solo da insegnare! Missionari che partiti negli anni Settanta o Ottanta
hanno vissuto una stagione missionaria che forse al giorno d’oggi è un po’
cambiata non certamente nella sostanza che rimane Cristo Gesù ma cambiata forse
nel modo, nella metodologia, nei cammini delle chiese sorelle…Oggi ci pare di
capire che non si può più parlare di Missione nel senso assistenziale del
termine ma più di Missione nella corresponsabilità e nel cammino comune della
Comunione tra chiese sorelle che insieme riflettono il carattere universale
della Chiesa. Bisogna parlare di condivisione tra fratelli di popoli, lingue e
tradizioni differenti; occorre riflettere sui cammini da intraprendere insieme
perché la diversità è ricchezza, è incontro, è scambio, è vita piena. La
Missione è incontrare una chiesa in cammino, a volte nata da una comunità
piccola all’inizio della sua storia di salvezza come il popolo d’Israele, la
Missione è vedere come molte persone soprattutto nelle zone rurali hanno la
possibilità di avere la messa una volta al mese e anche pensare che spesso il
don si fa i chilometri in macchina per poi arrivare e non trovare nessuno,
aspettare perché magari tra un po’ qualcuno arriva o perché aspetta che la
gente torni dai campi…ma sempre con la certezza che ne vale la pena celebrare
l’Eucarestia in una cappella povera, semplice a volte solo con le candele come
la scorsa domenica con i bambini che pregano per le cose semplici della vita
quelle che noi a volte dimentichiamo la salute dei genitori, il raccolto del
campo, la presenza del Padre. La Missione è uno ‘stare’, una presenza più che
cose da fare e progetti da portare avanti. E’ facile scriverlo ma non è facile
viverlo perché il nostro efficientismo, la ‘nostra brianzolità’ è dentro nel
nostro DNA ma la verità è questa…la Missione è uno ‘stare con’ con tutte le
fatiche che questo comporta, con la consapevolezza sempre più crescente che non
cambieremo nulla perché le sfide sono troppo grandi per avere delle soluzioni a
portata di mano, con la certezza che questa esperienza di grazia è un’occasione
preziosa per imparare a Volere Bene e per imparare anche a lasciarci Volere
Bene. Imparare ad accogliere facendo l’esperienza del sentirsi accolti noi
stessi. Si perché comunque siamo noi che stiamo vivendo l’Esodo e ne siamo
felici perché sappiamo che senza un lasciare, un abbandonare non si fa
l’esperienza della ‘terra del latte e del miele’ che il Signore ha promesso.
La continua formazione deve caratterizzare la vita del
missionario; c’è una formazione che viene dalla preghiera, una formazione che
viene dagli incontri che generalmente una volta all’anno riuniscono per tavoli
di lavoro tutti i missionari o dello stesso continente o di aree confinanti
come è stato in Bolivia ma poi c’è una formazione che viene dalla vita e
soprattutto dalla vita dei semplici, degli umili e degli ultimi.
La formazione continua che la vita di Noel e del suo papà ci
insegnano: ha senso e ha valore la vita di un ragazzino di dodici anni che non
è mai andato a scuola perché nessuno lo accompagna?? Ha senso che stia seduto
sulla strada polverosa e deserta di Pampa ad aspettare chi e cosa non si sa o
forse si lui lo sa perché per poter andare in bagno deve aspettare il suo
papà..!! perché formazione? Perché ci fa capire più di tante parole, prediche e
catechismi, perché ci insegna il valore della vita sempre e comunque anche
quando pare che il senso non ci sia…
La formazione che viene dalla vita familiare di Lidelma,
Carolina e Ronaldo: una umiltà nel chiedere ciò di cui davvero hanno bisogno ma
con una discrezione e mettendo davvero tutto lo ‘spicciolo della vedova’ che è
spiazzante..forse noi nei loro panni avremmo chiesto di più, avremmo chiesto
tutto…e invece noi loro mettono quello che possono e chiedono il necessario
senza quell’approfittare che qui assicuriamo è la regola…
La formazione che viene dall’entusiasmo di Cristian che ci
vede arrivare a casa sua per avvisarlo che ri-inizia il doposcuola e che non
aspettava altro…che quell’entusiasmo ce lo restituisce cento volte tanto anche
quando poi non è facile da gestire, anche quando non ti ascolta, anche quando…
La formazione che viene da Liz una ragazza adolescente che
qualche mese fa voleva denunciare il padre che l’ha abbandonata da piccola e
ora si è trovata ad accudirlo negli ultimi mesi della vita di quest’uomo…si perché
nel frattempo gli è venuto un tumore. E adesso mentre scrivo non c’è già più…ieri
c’è stato l’ “intierro”…saremmo così capaci noi di passare dall’odio all’amore??
Eppure Gesù ci chiede l’impossibile ‘Amare i nemici’. Questa storia toccante,
che ti entra nella pelle e nell’anima ci dice che si è possibile e che la forza
dell’Amore è davvero stravolgente e grande.
La formazione che viene ogni giorno dalle storie di vita di
tutte quelle persone che vivono così a causa del nostro stile di vita…non
possiamo dimenticare le percentuali che dicono che pochi vivono delle maggiori
risorse della terra e moltissimi vivono di pochissime risorse…a questo
interrogativo tutti dovremmo rispondere seriamente non per condannarci ma per
dare una risposta di solidarietà, condivisione e fraternità concreta.
Altrimenti verrà un giorno in cui di tutto questo ci verrà chiesto conto…e lì
cosa risponderemo??
L’augurio è di rispondere così…
“Avevo fame e mi avete dato da mangiare.
Avevo sete e mi avete dato da bere.
Ero forestiero e siete venuti a trovarmi.
Ero malato e in carcere e siete venuti a visitarmi.”
Insomma l’augurio è di imparare ad amare! Come Cristo
ha fatto per noi.
La Pasqua ormai alle porte potrà essere un’occasione di
conversione e di esperienza di Amore Donato.