giovedì 22 marzo 2012

Lettera di marzo


Raccontare questi due mesi ormai dal nostro ritorno in Italia non è facile. Tante le riflessioni che abitano il nostro cuore, tante le domande, tanti i volti e le storie che abbiamo ritrovato qui ad aspettarci, tante le condivisioni di questi tempi e tanti anche gli esempi belli che ci sono stati offerti soprattutto in Bolivia; missionari che da venti, trent’anni si spendono quotidianamente per la gente e che, a noi pivelli della missione, hanno solo da insegnare! Missionari che partiti negli anni Settanta o Ottanta hanno vissuto una stagione missionaria che forse al giorno d’oggi è un po’ cambiata non certamente nella sostanza che rimane Cristo Gesù ma cambiata forse nel modo, nella metodologia, nei cammini delle chiese sorelle…Oggi ci pare di capire che non si può più parlare di Missione nel senso assistenziale del termine ma più di Missione nella corresponsabilità e nel cammino comune della Comunione tra chiese sorelle che insieme riflettono il carattere universale della Chiesa. Bisogna parlare di condivisione tra fratelli di popoli, lingue e tradizioni differenti; occorre riflettere sui cammini da intraprendere insieme perché la diversità è ricchezza, è incontro, è scambio, è vita piena. La Missione è incontrare una chiesa in cammino, a volte nata da una comunità piccola all’inizio della sua storia di salvezza come il popolo d’Israele, la Missione è vedere come molte persone soprattutto nelle zone rurali hanno la possibilità di avere la messa una volta al mese e anche pensare che spesso il don si fa i chilometri in macchina per poi arrivare e non trovare nessuno, aspettare perché magari tra un po’ qualcuno arriva o perché aspetta che la gente torni dai campi…ma sempre con la certezza che ne vale la pena celebrare l’Eucarestia in una cappella povera, semplice a volte solo con le candele come la scorsa domenica con i bambini che pregano per le cose semplici della vita quelle che noi a volte dimentichiamo la salute dei genitori, il raccolto del campo, la presenza del Padre. La Missione è uno ‘stare’, una presenza più che cose da fare e progetti da portare avanti. E’ facile scriverlo ma non è facile viverlo perché il nostro efficientismo, la ‘nostra brianzolità’ è dentro nel nostro DNA ma la verità è questa…la Missione è uno ‘stare con’ con tutte le fatiche che questo comporta, con la consapevolezza sempre più crescente che non cambieremo nulla perché le sfide sono troppo grandi per avere delle soluzioni a portata di mano, con la certezza che questa esperienza di grazia è un’occasione preziosa per imparare a Volere Bene e per imparare anche a lasciarci Volere Bene. Imparare ad accogliere facendo l’esperienza del sentirsi accolti noi stessi. Si perché comunque siamo noi che stiamo vivendo l’Esodo e ne siamo felici perché sappiamo che senza un lasciare, un abbandonare non si fa l’esperienza della ‘terra del latte e del miele’ che il Signore ha promesso.
La continua formazione deve caratterizzare la vita del missionario; c’è una formazione che viene dalla preghiera, una formazione che viene dagli incontri che generalmente una volta all’anno riuniscono per tavoli di lavoro tutti i missionari o dello stesso continente o di aree confinanti come è stato in Bolivia ma poi c’è una formazione che viene dalla vita e soprattutto dalla vita dei semplici, degli umili e degli ultimi.
La formazione continua che la vita di Noel e del suo papà ci insegnano: ha senso e ha valore la vita di un ragazzino di dodici anni che non è mai andato a scuola perché nessuno lo accompagna?? Ha senso che stia seduto sulla strada polverosa e deserta di Pampa ad aspettare chi e cosa non si sa o forse si lui lo sa perché per poter andare in bagno deve aspettare il suo papà..!! perché formazione? Perché ci fa capire più di tante parole, prediche e catechismi, perché ci insegna il valore della vita sempre e comunque anche quando pare che il senso non ci sia…
La formazione che viene dalla vita familiare di Lidelma, Carolina e Ronaldo: una umiltà nel chiedere ciò di cui davvero hanno bisogno ma con una discrezione e mettendo davvero tutto lo ‘spicciolo della vedova’ che è spiazzante..forse noi nei loro panni avremmo chiesto di più, avremmo chiesto tutto…e invece noi loro mettono quello che possono e chiedono il necessario senza quell’approfittare che qui assicuriamo è la regola…
La formazione che viene dall’entusiasmo di Cristian che ci vede arrivare a casa sua per avvisarlo che ri-inizia il doposcuola e che non aspettava altro…che quell’entusiasmo ce lo restituisce cento volte tanto anche quando poi non è facile da gestire, anche quando non ti ascolta, anche quando…
La formazione che viene da Liz una ragazza adolescente che qualche mese fa voleva denunciare il padre che l’ha abbandonata da piccola e ora si è trovata ad accudirlo negli ultimi mesi della vita di quest’uomo…si perché nel frattempo gli è venuto un tumore. E adesso mentre scrivo non c’è già più…ieri c’è stato l’ “intierro”…saremmo così capaci noi di passare dall’odio all’amore?? Eppure Gesù ci chiede l’impossibile ‘Amare i nemici’. Questa storia toccante, che ti entra nella pelle e nell’anima ci dice che si è possibile e che la forza dell’Amore è davvero stravolgente e grande.
La formazione che viene ogni giorno dalle storie di vita di tutte quelle persone che vivono così a causa del nostro stile di vita…non possiamo dimenticare le percentuali che dicono che pochi vivono delle maggiori risorse della terra e moltissimi vivono di pochissime risorse…a questo interrogativo tutti dovremmo rispondere seriamente non per condannarci ma per dare una risposta di solidarietà, condivisione e fraternità concreta. Altrimenti verrà un giorno in cui di tutto questo ci verrà chiesto conto…e lì cosa risponderemo??
L’augurio è di rispondere così…
“Avevo fame e mi avete dato da mangiare.
Avevo sete e mi avete dato da bere.
Ero forestiero e siete venuti a trovarmi.
Ero malato e in carcere e siete venuti a visitarmi.”
Insomma l’augurio è di imparare ad amare! Come Cristo ha fatto per noi. 
La Pasqua ormai alle porte potrà essere un’occasione di conversione e di esperienza di Amore Donato.

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